Alessandro Magini – L’horloge de l’âme

Alessandro Magini, L’horloge de l’âme

Ensemble di Arpe celtiche del Conservatoire Musique, Danse et Théâtre de Roanne (F)

Ensemble Les Percussions de Treffort (F)

Sax soprano, Pascale Amiot

Con la collaborazione di Sophie Poulain (mezzosoprano), Lenny Torgue e Remi Houlle (percussionisti),

Direttore, Alain Goudard

Fa parte del CD Les percussions de treffort – 50 œuvres, 50 compositeurs, vol. 3 ℗ EMA Vinci records Released on: 2023-04-05

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L’horloge de l’âme

Sono molto grato all’amico Alain Goudard per avermi coinvolto in questo progetto discografico curato dalla EMA Vinci Records e dedicato ai quaranta anni di attività de Les Percussions de Treffort. In passato ho avuto la fortuna di collaborare con Les Six voix solistes da lui dirette, sono stato quindi assai felice per la proposta di scrivere qualcosa anche per Les Percussions de Treffort, un ensemble davvero unico nel panorama musicale contemporaneo. L’occasione è nata nel contesto di una collaborazione tra Résonance Contemporaine e un’altra bella realtà musicale francese, vale a dire il Conservatoire de Musique, Danse et Théâtre de Roanne diretto da Pascale Amiot, bravissima musicista, saxophoniste, nonché instancabile organizzatrice e educatrice. Ecco dunque la proposta di scrivere una partitura per Les Percussions de Treffort, l’Ensemble di Arpe Celtiche del Conservatorio e sax. Ma come immaginare una composizione per un organico così insolito? La risposta mi è stata suggerita da un racconto giovanile di Jules Verne che stavo leggendo in quel periodo, Maître Zacharius ou l’horloger qui avait perdu son âme (1854); ho immaginato allora quell’insolito ensemble strumentale come un meccanismo ad orologeria composto da vari tipi di ingranaggi che regolano le oscillazioni del tempo e i movimenti dell’anima. Maître Zacharius è un vecchio orologiaio di Ginevra; la sua vita, che egli ha dedicato alla costruzione di orologi e a perfezionare i loro meccanismi, si confonde con quella dei suoi apparecchi. I perfetti meccanismi dell’orologiaio sono però messi in crisi da forze oscure che li fanno impazzire fino a ridurli al silenzio. Maître Zacharius allora cede la propria anima in cambio dell’immortalità dei propri orologi. Verne  racconta qui l’incontro tragico dell’uomo con se stesso.

Mi sono dunque ispirato a questo breve romanzo per costruire la struttura della partitura e l’idea del meccanismo ad orologeria ha determinato il modo di trattare gli strumenti. Le percussioni sono divenute veri e propri ingranaggi di questo meccanismo dalle mille sfaccettature timbriche: Marimba, Bongos, Congas, Tom, Temple e Wood blocks, Triangle, Caisse Claire, Tam, Grosse caisse si contrappongono all’eterea fluidità delle Harpe de verres o a quelle del misterioso Tank à lait (recipiente per far cagliare il latte che diventa strumento dalle sorprendenti sonorità). Anche le arpe celtiche diventano parti di questa ‘macchineria’ e sono trattate di conseguenza, abbandonando la loro tradizionale connotazione in favore di sonorità spesso aspre e di articolazioni ritmiche imprevedibili. Il sax diviene invece la voce dell’anima che l’orologiaio trasfonde nelle proprie creature. Due passi del racconto di Verne mi avevano particolarmente colpito:

« […] il y a deux forces distinctes en nous : celle de l’âme et celle du corps, c’est-à-dire un mouvement et un régulateur. L’âme est le principe de la vie : donc c’est le mouvement. Qu’il soit produit par un poids, par un ressort ou par une influence immatérielle, il n’en est pas moins au coeur. Mais, sans le corps, ce mouvement serait inégal, irrégulier, impossible ! Aussi le corps vient-il régler l’âme, et, comme le balancier, est-il soumis à des oscillations régulières. »

« Ordinairement, les différentes sonneries de ces appareils, admirablement réglées, se faisaient entendre simultanément, et leur concordance réjouissait le coeur […] ; mais, ce jour-là, tous ces timbres tintèrent les uns après les autres, si bien que pendant un quart d’heure l’oreille fut assourdie par leurs bruits successifs. Maître Zacharius souffrait affreusement ; il ne pouvait tenir en place, il allait de l’une à l’autre de ces horloges, et il leur battait la mesure, comme un chef d’orchestre qui ne serait plus maître de ses musiciens. »

Nella versione originaria della partitura questi due citazioni compaiono solo come riferimento letterario, ma durante le prove con Alain è nata l’idea di recitarle in funzione di prologo. Abbiamo così improvvisato con i percussionisti una sorta di breve melologo nel quale Alain, trasformandosi con incredibile versatilità in attore assai convincente, ha interpretato il ruolo di voce recitante. L’esperimento ha prodotto una breve sezione introduttiva completata dall’inserimento di alcune parti elettroniche che determinano un clima sonoro di progressivo avvicinamento al convulso ingresso delle arpe con le quali inizia la partitura vera e propria.

La registrazione è stata piuttosto complessa ed ha richiesto molte giornate di lavoro in studio, ma è stata per me anche la fase più interessante del progetto. E’ stato un work in progress denso di scambi di idee su come realizzare la partitura, condotto in un clima di grande collaborazione e disponibilità e per questo sono molto grato a tutti i partecipanti al progetto.

Alain Goudard, come al solito, è stato un direttore di rara sensibilità musicale e umana, in grado di armonizzare e motivare le varie ed eterogenee componenti strumentali. Les Percussions de Treffort hanno dimostrato una professionalità e una memoria musicale davvero encomiabili; lavorare con Asmaa Aloui, Jean-Pierre Barbosa Da Silva, Dominique Bataillard, Matthieu Convert, Christian Seux è stata un’esperienza unica che mi ha molto arricchito. Pascale Amiot non solo ha creato le condizioni per realizzare questo progetto, ma la sua collaborazione artistica è stata davvero preziosa; non avrei potuto desiderare miglior sassofonista! L’ensemble di arpe, composto da allieve del Conservatorio di Roanne, ha affrontato una partitura complessa e di non facile assimilazione grazie alla guida della Prof.ssa Marie-Laure Franceries-Vernisse e all’assistenza del Prof. Julien Sabbague. A loro e alle giovani arpiste – Maelle Touplin (allieva del CNSM), Audeline et Valérie Ajinca, Bridaa Meyline, Francescut Flora, Constance Suchel, Mélissa Bailly, Baird Tahi – va la mia riconoscenza per il lavoro svolto. Sono inoltre assai grato a  Lenny Torgue e Remi Houlle, due ottimi percussionisti che hanno collaborato con molta efficacia e sensibilità integrandosi perfettamente con Les Percussions de Treffort. Altrettanto fondamentale è stato l’aiuto del mezzosoprano Sophie Poulain, che non ha esitato a mettere a disposizione la sua vasta esperienza artistica per l’interpretazione delle parti vocali.

Devo inoltre un particolare ringraziamento allo studio Les Tontons Flingueurs diretto da Pascal Coquard et François Forestier. Nel silenzio della campagna di Renaison, a contatto con la natura, questo studio perfettamente attrezzato e assai accogliente è il luogo ideale per registrare. Pascal è stato un perfetto ingegnere del suono che ha messo a disposizione le sue competenze tecniche e musicali per ottenere i migliori risultati, sia durante la registrazione, sia in fase di montaggio. L’editing finale è stato curato in Italia da un altro ‘mago del suono’, Giuseppe Scali della EMA Vinci Records, grazie al quale questo progetto discografico trova compimento.

[Alessandro Magini]

 L’horloge de l’âme

Je suis très reconnaissant à Alain Goudard de m’avoir impliqué dans ce projet discographique organisé par Résonance Contemporaine et EMA Vinci Records et consacré aux quarante ans d’activité des Percussions de Treffort. Dans le passé, j’ai eu la chance de collaborer avec Les Six voix solistes dirigées par Alain, j’ai donc été très heureux de la proposition d’écrire quelque chose également pour Les Percussions de Treffort, un ensemble vraiment unique sur la scène musicale contemporaine. L’occasion est née dans le cadre d’une collaboration entre Résonance Contemporaine et une autre belle réalité musicale française, à savoir le Conservatoire de Musique, Danse et Théâtre de Roanne dirigé par Pascale Amiot, talentueuse musicienne, saxophoniste, ainsi qu’infatigable organisatrice et pédagogue. Voici donc la proposition d’écrire une partition pour Les Percussions de Treffort, l’Ensemble de Harpes Celtiques du Conservatoire et le saxophone. Mais comment imaginer une composition pour un ensemble instrumental aussi atypique ? La réponse m’a été suggérée par un conte de jeunesse de Jules Verne que je lisais à l’époque, Maître Zacharius ou l’horloger qui avait perdu son âme (1854) ; j’ai alors imaginé cet ensemble instrumental insolite comme un mécanisme d’horlogerie composé de divers types d’engrenages qui réglent les oscillations du temps et les mouvements de l’âme.

Maître Zacharius est un vieil horloger de Genève; sa vie, qu’il a consacré à faire des montres et à perfectionner leur mécanisme, se confond avec celle de ses horloges. Cependant, les mécanismes parfaits de l’horloger sont minés par des forces obscures qui les rendent fous jusqu’à les réduire au silence. Maître Zacharius renonce alors à son âme en échange de l’immortalité de ses créatures mécaniques. Verne raconte ici le rendez-vous tragique de l’homme avec lui-même.

Je me suis donc inspiré de ce court roman pour construire la structure de la partition et l’idée du mécanisme d’horlogerie a déterminé la manière de traiter les instruments. Les percussions sont devenues de véritables engrenages de cette mécanique aux mille facettes timbrales : Marimba, Bongos, Congas, Tom, Temple et Wood blocks, Triangle, Caisse Claire, Tam, Grosse caisse s’opposent à la fluidité éthérée des Harpe de verres ou celles du mystérieux Tank à lait (récipient pour cailler le lait qui devient un instrument aux sonorités surprenantes). Les harpes celtiques font également partie de cette ‘machinerie’ et sont traitées en conséquence, abandonnant leur connotation traditionnelle au profit de sonorités souvent dures et d’articulations rythmiques imprévisibles. Le saxo devient plutôt la voix de l’âme que l’horloger insuffle à ses propres créatures.

Deux passages de l’histoire de Verne m’avaient particulièrement frappé :

« […] il y a deux forces distinctes en nous: celle de l’âme et celle du corps, c’est-à-dire un mouvement et un régulateur. L’âme est le principe de la vie : donc c’est le mouvement. Qu’il soit produit par un poids, par un ressort ou par une influence immatérielle, il n’en est pas moins au coeur. Mais, sans le corps, ce mouvement serait inégal, irrégulier, impossible ! Aussi le corps vient-il régler l’âme, et, comme le balancier, est-il soumis à des oscillations régulières. »

« Ordinairement, les différentes sonneries de ces appareils, admirablement réglées, se faisaient entendre simultanément, et leur concordance réjouissait le coeur […] ; mais, ce jour-là, tous ces timbres tintèrent les uns après les autres, si bien que pendant un quart d’heure l’oreille fut assourdie par leurs bruits successifs. Maître Zacharius souffrait affreusement ; il ne pouvait tenir en place, il allait de l’une à l’autre de ces horloges, et il leur battait la mesure, comme un chef d’orchestre qui ne serait plus maître de ses musiciens. »

Dans la partition ces deux citations n’apparaissent que comme une référence littéraire, mais pendant les répétitions avec Alain est née l’idée de les réciter en tant que prologue. Nous avons ainsi improvisé avec les percussionnistes une sorte de court mélologue dans lequel Alain, se transformant avec une versatilité incroyable en un acteur très convaincant, jouait le rôle du narrateur. L’expérience a produit une brève section introductive complétée par l’insertion de certaines parties électroniques qui déterminent un climat sonore d’approche progressive de l’entrée frénétique des harpes, par laquelle commence la partition proprement dite.

L’enregistrement a été assez complexe et a nécessité de nombreux jours de travail en studio, mais c’était aussi, pour moi, la phase la plus intéressante du projet. Ce fut un work in progress plein d’échanges d’idées sur la la manière de réaliser la partition, mené dans une atmosphère de grande coopération et de disponibilité et pour cela je suis très reconnaissant à tous les participants au projet.

Alain Goudard, comme d’habitude, a été un directeur d’une rare sensibilité musicale et humaine, capable d’harmoniser et de motiver, avec le plus grand naturel, des musiciens de différentes formations et origins.

Les Percussions de Treffort ont fait preuve d’un professionnalisme et d’une mémoire musicale vraiment louables; travailler avec Asmaa Aloui, Jean-Pierre Barbosa Da Silva, Dominique Bataillard, Matthieu Convert, Christian Seux a été une expérience unique qui m’a beaucoup enrichi.

Pascale Amiot a non seulement créé les conditions pour mener à bien ce projet, mais sa collaboration artistique a été vraiment précieuse ; je n’aurais pas pu rêver de meilleurs saxophonistes !

L’ensemble d’harpes, composé d’élèves du Conservatoire de Roanne, a affronté avec succès une partition complexe grâce à la direction du Professeur Marie-Laure Franceries-Vernisse et à l’assistance du Professeur Julien Sabbague. Ma gratitude va à eux et aux jeunes harpistes Maelle Touplin (élève du CNSM), Audeline et Valérie Ajinca, Bridaa Meyline, Francescut Flora, Constance Suchel, Mélissa Bailly, Baird Tahi.

Je suis également très reconnaissant à Lenny Torgue et Rémi Houlle, deux excellents percussionnistes qui ont collaboré avec une grande efficacité et sensibilité s’intégrant parfaitement aux Percussions de Treffort.

Tout aussi fondamentale a été l’aide de la mezzo-soprano Sophie Poulain, qui n’a pas hésité à mettre à disposition sa vaste expérience artistique pour l’interprétation des parties vocales.

Je dois un merci particulier au studio Les Tontons Flingueurs dirigé par Pascal Coquard et François Forestier. Dans le silence de la campagne renaisonnaise, au contact de la nature, ce studio parfaitement équipé et très accueillant est l’endroit idéal pour enregistrer. Pascal était un parfait ingénieur du son qui a mis à disposition ses compétences techniques et musicales pour obtenir les meilleurs résultats, tant à l’enregistrement qu’au montage.

L’éditing finale a été réalisée en Italie par un autre ‘magicien du son’, Giuseppe Scali directeur artistique de EMA Vinci Records, grâce auquel ce projet discographique trouve son achèvement.

[Alessandro Magini]