CORDA ELETTRIZZATA

Scheda di catalogazione

Nome Alessandro Cognome Magini

Titolo Corda elettrizzata

Genere Strumento solista

Organico Violino, viola, elettronica (un solo esecutore)

Data composizione 2024

Durata 22’30”

Committente Biblioteca Marucelliana Firenze

Dedicatari Alberto Bologni

Produzione EMA Vinci Records

Editore: EMA Vinci Edizioni EV309

Anno di edizione 2024

Data prima esecuzione 20 settembre 2024        

Luogo prima esecuzione Salone Monumentale, Biblioteca Marucelliana, Firenze

Intitolazione dell’evento Preludio scordato della sera. Un trilogia per Dino Campana

Editore discografico EMA Records, in preparazione

Titolo dell’edizione discografica, Preludio scordato della sera CD E video

Esucutore Alberto Bologni

Note all’opera Corda elettrizzata conclude la trilogia. Nei cinque movimenti che la compongono l’esecutore si alterna al violino («tremante violino a corda elettrizzata») e alla viola, («ancora tremare una viola»), interagendo con un terzo strumento, quello elettronico, grazie al quale l’elaborazione di alcuni materiali, provenienti dal suono reale dei due strumenti ad arco e da altri appositamente campionati, immette in un mondo sonoro che accentua la dimensione onirica di un «sogno moltiplicato». Si determinano così tre diversi piani acustici, che si integrano o si scindono, tra assonanze e contrapposizioni, tra suono reale e suono artificiale, nel  continuum narrativo che concatena le «forme molteplici» delle cinque sezioni («Scintilli il tuo pensiero / sulle forme molteplici / che muovono cantano e stridono / elettrizzate nel sole»).

Nel primo movimento il violino intona una melodia dal sapore arcaico, in un confronto con le espansioni elettroniche che la segmentano, creando una sorta di dialogo tra ‘suoni del ricordo’ e ‘suoni dell’incognito’, fra memoria, introspezione e desiderio. Da questa melodia se ne genera una seconda (di ascendenza vagamente wagneriana) che si sviluppa, nelle sezioni successive, colorandosi variamente nei passaggi tra le diverse zone timbriche del violino, della viola e dell’elettronica (quasi alla maniera di una Klangfarbenmelodie) e dilatandosi poi progressivamente, tra le punteggiature di elettrici rintocchi, fino all’ultimo suono del violino, assorbito da risonanze elettriche nelle quali si perde.

Nelle frasi conclusive ho inserito una microcellula di tre note (la-si-do) che risuona solo per un attimo, evocando l’inizio del Lied di Robert Schumann In der Fremde, su testo di Eichendorff. Schumann, anch’egli finito in manicomio afflitto da allucinazioni, è, con Wagner, tra i compositori ricordati da Campana. In der Fremde significa In terra straniera e il testo, oltre la musica, forse non avrebbe lasciato Dino Campana indifferente. Chissà se il poeta errante (straniero per natura, amante delle solitarie risonanze boschive dove cercava rifugio) lo ha mai ascoltato; mi piace immaginare che gli sarebbe piaciuto:

«Dalla patria, dietro i fulmini rossi, / da lì vengono le nubi, / ma padre e madre / sono morti da tempo, / nessuno là più mi conosce. / Presto, ah presto, viene il tempo quieto, / in cui riposo anch’io, e su di me / risuona la bella solitudine del bosco, / e nessuno qui più mi conosce.»

Robert Schumann, In der Fremde, poesia di  Joseph Karl Benedikt von Eichendorff. Con questo Lied si apre il ciclo Liederkreis, op. 39, (composto nel 1840 e pubblicato nel 1842).