À REBOURS

Nome  ALESSANDRO        Cognome MAGINI  

Genere musica da camera

Mezzi di esecuzione Sax soprano, sax contralto, sax tenore, sax baritono, pianoforte

Data di composizione 2017

Dedicatari Daniele Faziani. Stefano Malferrari

Produzione Ema Vinci

Editore: Ema Vinci Edizioni numero standard EV150

Anno di edizione 2018

Editore discografico: EMARECORDS

Titolo dell’edizione discografica: Five around the sax

CD EMA Vinci 40026 (2019)

Esecutori Stefano Malferrari, pianoforte-The Historical Saxophone Quartet: Daniele Faziani (sax soprano), Riccardo Baldi (sax contralto), Michele Grassani (Sax tenore), Alessandro Creola (sax baritono)

Note all’opera

À  REBOURS – “Progressioni-retrospettive” verso la Toccata VII di Michelangelo Rossi (1630)

Il titolo À rebours (a ritroso, al contrario, all’indietro) evoca immediatamente il celebre romanzo di Joris-Karl Huysmans. Ma la presente partitura s’ispira solo vagamente a quel capolavoro della letteratura francese. Ho preso in prestito tale titolo soprattutto perché mi è parso una buona sintesi del procedimento che ho usato nel comporre, vale a dire un progressivo “viaggio a ritroso” idealmente concepito per incontrare un altro capolavoro della musica strumentale seicentesca: la Toccata VII (1630 ca.) di Michelangelo Rossi (Genova ca. 1601-Roma 1656). Questa Toccata appartiene a un repertorio del tutto sperimentale e innovativo, caratterizzato da un affasciante uso del cromatismo, tipico della raffinata produzione vocale e strumentale di artisti come Tarquinio Merula, Gesualdo da Venosa, oltre naturalmente Girolamo Frescobaldi, Luca Marenzio, Nicola Vicentino, Adriano Willaert. Nelle pagine di questi antichi maestri si ritrovano ancora oggi una freschezza e un’originalità di pensiero e di linguaggio che, a parer mio, annullano la distanza temporale e stabiliscono momenti di vicinanza estetica e concettuale con la modernità.

À rebours è strutturato in sette sezioni (sette “progressioni inverse”): le prime sei (dalla durata complessiva di 10’) sono da considerarsi come tappe di un non lineare viaggio sonoro che conduce all’incontro finale (VII parte, appunto) con la Toccata VII, quest’ultima elaborata in una versione di 4’ minuti nella quale il quartetto di sassofoni ha il compito di rileggere ed espandere l’originale scrittura per tastiere, mantenuta inalterata nella parte pianistica. Le sezioni da 1 a 6 utilizzano brevissimi frammenti del lavoro di Rossi, ma soprattutto tentano di svilupparne quel senso d’imprevidibilità prodotto da improvvise mutazioni (armoniche-ritmiche-timbriche) che inducono ad altrettante variazioni della prospettiva (o “retrospettiva”) di ascolto. Il sottotitolo “Progressioni-retrospettive” è anch’esso preso in prestito dalla letteratura, questa volta inglese. Si tratta del noto “Schema Linati” elaborato da James Joyce per spiegare al suo collega italiano, Carlo Linati, la struttura di Ulysses e le relative tecniche/arti di riferimento: per Nausika e il vortice “spazio-temporale” che investe la spiaggia di Sandymount, Joyce indica: “Progressioni-retrospettive”. Per i riferimenti allo specchio rimando a Orphée di Jean Cocteau. [A. Magini]