Nome ALESSANDRO Cognome MAGINI
Titolo Mondschatten / Ombre di luna
Genere Ensemble
Mezzi di esecuzione Mezzosoprano, pianoforte, violino, violoncello, flauto (in do e in sol), glockenspiel
Data composizione 1998 Durata 46’40″
Nomi legati alla creazione dell’opera:
Testi: J. W. Goethe, K. Groth, E. Moerike, H. Heine, W. Mueller, J. von Eichendorff,
Committente: Teatro San Lazzaro, Bologna
Dedicatario: Ensemble Arianna
Produzione: Teatro San Lazzaro, Bologna
Data prima esecuzione 26 ottobre 1999
Luogo prima esecuzione Teatro San Lazzaro, Bologna
Intitolazione dell’evento Concerti al Teatro San Lazzaro
Ente organizzatore: Teatro San Lazzaro
Esecutori
Claudia Marie-Thérèse Hasslinger, mezzosoprano e voce recitante
Stefano Malferrari, pianoforte e glockenspiel
Antonella Guasti, violino
Marianna Finarelli, violoncello
Thurìdur Jònsdòttìr, flauto in do e in sol
Editore: Emavinci Edizioni
Anno di edizione 2011 numero standard EV26 (www.emavinciedizioni.it/mondschatten)
Editore discografico: EMARECORDS
Titolo dell’edizione discografica: Alessandro Magini – Musica da Camera Vol. 2
Anno di edizione 2010 numero standard 40013
Tipo di supporto CD
Esecutori
Claudia Marie-Thérèse Hasslinger, mezzosoprano e voce recitante
Stefano Malferrari, pianoforte e glockenspiel
Antonella Guasti, violino
Francesco Dillon, violoncello
Thurìdur Jònsdòttìr, flauto in do e in sol
Note all’opera
Mondschatten (Ombra di luna) è un viaggio poetico-musicale attraverso immagini e simboli della poesia romantica: testi di Goethe, Heine, Eichendorff, Moerike…sono qui riuniti per creare una nuova narrazione che, scorrendo tra l’alternarsi del giorno e della notte, del passato e del presente, racconta le visioni e i sogni del “poeta.” Le versioni poetico-musicali di questi testi – proposte da Schubert, Schumann, Brahms, Wolf – sono state scelte come punto di riferimento per sviluppare una partitura dove rielaborazioni strumentali e creazione di nuove musiche generano un’unica struttura compositiva. Dodici Lieder (che hanno come principio, mezzo e fine i tre Canti dell’arpista di Schubert-Goethe) sono tra loro collegati da passi recitati su testi tratti dai Lieder stessi o da altre poesie o racconti di scrittori romantici e post-romantici su musiche originali, al fine di ottenere una narrazione senza soluzione di continuità. Il passaggio dai Lieder agli interludi (e viceversa) avviene dunque senza nessuna interruzione. La realizzazione musicale degli “interludi” si basa sul materiale armonico e melodico dei Lieder scelti. Il testo finale, che ha funzione di coda, è il risultato di una selezione di versi tratti da ciascun Lied e ricomposti in un nuovo ordine per dar vita ad un ulteriore testo, inteso come simbolica sintesi di tutto il percorso. La strumentazione dei Lieder è stata concepita essenzialmente come “sottolineatura” delle voci interne, racchiuse nella scrittura pianistica originale, che emergono qui – con i diversi “colori” degli archi e del flauto – per dare rilievo a immagini e a simbologie poetiche. L’uso del pianoforte è condotto sul principio della “presenza-assenza”. A partire da “Citronenfalter im April”, infatti, il pianoforte scompare e riappare, lasciando più o meno spazio agli altri strumenti che alternano la sottolineatura delle voci interne alla totale trasfigurazione timbrica. Il rapporto che si instaura così tra pianoforte e trio è inteso come ideale dialogo tra la potenza evocatrice dello strumento e la dimensione “visionaria” del contenuto poetico. Il “personaggio-pianoforte” gioca dunque ruoli diversi: da protagonista a “voce lontana”, fino alla sua totale trasformazione in “nuova-voce” – prodotta dall’uso della cordiera – che accompagna gli ultimi versi nella coda finale.
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